La ricca documentazione di testi descrittivi della città già a partire dal XVI secolo ha suggerito una prima esemplificazione in grado di offrire casi non convenzionali. La scelta di opere nate non propriamente come guide al patrimonio artistico fiorentino allarga lo scenario integrandolo con testimonianze non solo erudite e storiche: nel caso di Raffaello Borghini la letteratura periegetica e le biografie degli artisti sono assorbite all’interno di un trattato in forma di dialogo con forti ambizioni teoriche, e in quello di Agostino Del Riccio si dispiega un linguaggio naturalistico comunque capace di orientare sulle peculiarità del patrimonio cittadino.